Quando il Congresso Nazionale del Popolo della Cina si è riunito per la sua sessione annuale a Pechino a marzo, i 2.943 delegati si sono trovati di fronte ad una delle ultime vestigia Soviet-style di politica economica - il piano quinquennale. Sono lontani gli obiettivi duri e le improponibili quote di produzione per ogni attività agricola, fabbrica e miniera che Mao Zedong ha imposto, nel tentativo di recuperare rapidamente terreno alle grandi potenze industriali, con risultati disastrosi.
La versione moderna cinese è una guida più flessibile che fissa gli obiettivi di massima del governo, non solo per l'economia, ma anche per le politiche sociali e, adesso più che mai, la salvaguardia dell’ambiente. Una cosa non è cambiata però: il Congresso non avrà nessun potere sulle decisioni del partito, anzi si limiterà a "timbrare" come è stato fatto in ogni piano precedente dal 1953.